- SEO, Strategie
- Giugno 9, 2025
- AndreaDF

SEO di Instagram: tutto quello che stai sbagliando (e come rimediare)
Sommario

Partiamo da qui: ma la SEO su Instagram esiste davvero?
Ti faccio una domanda diretta: quando è stata l’ultima volta che hai cercato qualcosa su Instagram?
Una location, una ricetta, un creator, un outfit, un prodotto… e non mi dire che sei andato su Google. No, l’hai fatto lì, su Instagram.
Questo perché oggi Instagram è diventato anche un motore di ricerca. Sì, proprio così. E questo cambia tutto.
Il problema è che in tanti (e fidati, lo dico senza giudicare, anzi con tanta comprensione) continuano a usarlo come se fosse solo una bacheca di foto. Pubblicano, taggano, mettono qualche hashtag copiato e incollato da post vecchi e… aspettano i like.
Spoiler: non funziona più.
Il primo grande errore: pensare che “SEO” valga solo per Google
Ti capisco. Quando si dice “SEO”, la prima immagine che viene in mente è un articolo sul blog, pieno di keyword, backlink, ottimizzazione tecnica, plugin tipo Rank Math.
Instagram sembra un’altra storia, vero?
E invece no.
Anche qui parole chiave, struttura del profilo, testo alternativo, descrizioni e scelte strategiche fanno la differenza tra un post che sparisce e uno che rimane.

Secondo errore: ignorare la bio come se fosse solo una formalità
La bio è il tuo biglietto da visita SEO.
E sì, è anche SEO-friendly. Instagram la usa per capire di cosa ti occupi e in che “nicchia” sei.
Esempio?
Se il tuo nome utente è “@annagram”, ma nel campo “Nome” scrivi solo “Anna 💕” senza altre info… be’, Instagram non ha idea di cosa fai.
Invece, scrivere “Anna – Ricette vegane facili” è tutta un’altra storia. Sai perché? Perché quella frase è indicizzabile.
Ecco cosa puoi fare:
Scegli un nome utente coerente con la tua nicchia
Ottimizza il campo “Nome” con una keyword (es: “Yoga per donne”, “Consulente Pinterest”)
Scrivi una bio che parli chiaro: chi sei, cosa offri e per chi
E non è marketing, è rispetto. Per chi ti cerca e per chi ti trova.

Terzo errore: hashtag messi a caso (o peggio: sempre gli stessi)
Sai quando vedi quei post con 30 hashtag tipo:
#life #photooftheday #instagood #me #happy #style #followme
… e ti viene da chiudere l’app?
Ecco. Anche Instagram si è stancato di quegli hashtag.
La verità è che gli hashtag servono ancora, ma solo se fatti bene.
Devono essere:
pertinenti
specifici
mischiati tra piccoli, medi e grandi
Un trucco semplice? Vai in modalità ricerca su Instagram, cerca un argomento e guarda quanti post ci sono per ciascun hashtag. Così puoi scegliere in base al volume.
Es: non usare solo #food. Usa anche #ricetteveloci, #cucinaitaliana, #pastafattaincasa.
(Magari non tutti e tre insieme, eh… ma ci siamo capiti.)
E se vuoi farlo in modo smart, usa tool tipo GetResponse, che ha anche automazioni e strumenti per pianificare contenuti e fare ricerche avanzate.

Quarto errore: scrivere caption solo per “riempire lo spazio”
Questa la capisco bene. Ci sono giorni in cui hai la foto giusta, il visual perfetto, ma… non sai cosa scrivere sotto.
E allora si cade nel:
“Mood del giorno 🌸”
“Solo chi ama i tramonti capirà 🌅”
“Buon lunedì!”
Ecco. Diciamocelo: non è così che ti fai trovare.
Instagram oggi legge le caption. Sì, proprio così: l’algoritmo legge cosa scrivi, e se ci sono parole chiave coerenti con il tuo profilo, i tuoi interessi e quelli del tuo pubblico… il tuo contenuto viene mostrato di più.
Fallo così:
Metti una parola chiave già nella prima riga
Scrivi con naturalezza (tipo come sto facendo io qui!)
Pensa alla caption come a un mini post di valore
Un esempio reale: se sei una designer freelance e pubblichi un reel su un logo, non scrivere solo “che ne pensate?”, ma:
“Un logo minimal per un brand femminile che voleva comunicare forza e delicatezza. L’ho disegnato pensando a X, Y e Z. Se vuoi un’identità visiva su misura, scrivimi in DM.”
Ecco: questa è caption SEO-friendly, ma anche umana. E funziona.

Quinto errore: dimenticarsi che esiste l’“alt text” anche su Instagram
Sorpresa! Instagram ha l’alt text, proprio come le immagini su un sito.
Cos’è? È una descrizione testuale dell’immagine, che puoi scrivere tu a mano quando carichi il post.
Vai in “Impostazioni avanzate” > “Scrivi il testo alternativo”.
A che serve?
A chi ha problemi di vista (inclusività, sempre importante)
Ma anche a Instagram, che capisce meglio di cosa parla il tuo contenuto
Un esempio?
Se pubblichi una foto di una scrivania con il tuo laptop e una tazza di caffè, l’alt text può essere:
“Postazione di lavoro minimal con MacBook, agenda e caffè su tavolo di legno”
Non è poesia, ma è chiarezza. E aiuta l’algoritmo a farti trovare.

Strumenti e plugin per ottimizzare la SEO su Instagram (senza impazzire)
Facciamola semplice. Non ti serve una laurea in ingegneria algoritmica per fare SEO su Instagram, ma ti servono gli strumenti giusti. E sì, alcuni sono anche gratuiti.
Qui ti parlo solo di quelli che ho provato, consigliato o visto usare da chi fa sul serio, ma senza stressarsi la vita.
Notion (gratis – o quasi)
Perché lo consiglio?
Perché puoi usarlo come un calendario editoriale su misura, dove tenere tutto in ordine:
idee post
parole chiave
caption già pronte
liste di hashtag divise per tema
Io uso un template per creator, ma tu puoi modificare qualsiasi template adattandolo liberamente. Così non perdi più i tuoi spunti migliori.
Flick – per scegliere gli hashtag giusti
Flick è il mio strumento preferito per analizzare e selezionare gli hashtag in modo strategico. Non quelli messi a caso sotto al post, eh…
Ti aiuta a:
individuare hashtag pertinenti ma non troppo saturi
capire quali portano davvero visibilità
evitare quelli shadowbanned (spoiler: sì, succede ancora)
Piccolo trucco: crea “gruppi di hashtag” tematici e ruotali a ogni post. Così eviti di sembrare un bot e Instagram ti ringrazia.
Canva Pro
Non è un tool SEO in senso stretto, ma la coerenza visuale è un fattore decisivo per far restare le persone sul tuo contenuto. Canva ti permette di:
creare caroselli professionali in pochi minuti
aggiungere titoli accattivanti nei reel
mantenere uno stile grafico riconoscibile (che è branding, e il branding aiuta anche la SEO)

Rank Math (per il tuo blog, ma ti spiego perché)
Lo so, Instagram non è un sito web. Ma se stai facendo content marketing serio, hai (o dovresti avere) anche un blog collegato.
E se quel blog è su WordPress, Rank Math è il plugin SEO che ti consiglio. Ti aiuta a:
scrivere articoli ottimizzati che portano traffico
creare URL ben fatti da linkare nella bio
controllare cosa spinge davvero le persone a cliccare
Sì, anche il link in bio può diventare SEO-oriented. Basta un po’ di strategia.
GetResponse – per costruire una mailing list da Instagram
Molti creator trascurano la mailing list perché “Instagram basta”.
Errore. Quando Instagram decide di penalizzarti, o se perdi l’account (succede…), la lista email è la tua casa.
Con GetResponse puoi:
collegare una landing page al link in bio
offrire un freebie (tipo una mini guida o checklist)
raccogliere contatti in modo automatizzato
E fidati, avere 300 follower su Instagram e 300 iscritti reali alla newsletter non è la stessa cosa. Gli iscritti leggono. I follower… magari.
Esempio reale: come ho migliorato le views dei miei reel lavorando sulla SEO
Nel mio caso, avevo un reel di qualità buona che però non superava le 1.000 visualizzazioni. Era un contenuto utile (5 trucchi per migliorare la bio), ma non “decollava”.
Cosa ho fatto:
Ho cambiato la caption usando parole chiave come “ottimizza la bio” e “aumenta follower”.
Ho aggiunto hashtag più mirati (presi da Flick).
Ho modificato la copertina con Canva, usando un testo più chiaro e leggibile.
Ho aggiornato il link in bio con una landing page fatta con Elementor.
Dopo 3 giorni, il reel ha iniziato a girare. Ha superato le 5.000 visualizzazioni organiche senza sponsorizzazioni. Coincidenze? Non credo.

Gli errori più comuni (e come evitarli)
Siamo sinceri: tutti, almeno una volta, abbiamo fatto uno di questi errori.
Il problema non è sbagliare (ci sta!), ma non accorgersene e continuare a pubblicare pensando:
“Ma perché non cresco?”.
Vediamoli uno per uno. Se ti riconosci in qualcuno, tranquillo. Sei in ottima compagnia.
1. Usare sempre gli stessi hashtag
Sembra pratico, ma è un boomerang.
Instagram lo capisce che stai copiando e incollando gli stessi 30 hashtag sotto ogni post. E quando capisce che non stai offrendo nulla di nuovo, smette di spingerti.
Risultato? Impression ferme e visibilità sottozero.
Cosa fare: crea gruppi tematici e alternali. Strumenti come Flick ti aiutano a farlo in 5 minuti, senza pensieri.
2. Caption generiche, tipo “Che ne pensi?” (senza contesto)
Va bene essere concisi, ma se scrivi “Che ne pensi?” sotto un carosello complicato, nessuno ti risponde.
Una caption efficace guida, spiega, apre un dialogo. Non è un interrogatorio secco.
Prova invece con: “Qual è il punto che ti ha colpito di più? Io sul #2 ho fatto un errore gigante, lo racconto nei commenti.”
Sembra una sciocchezza, ma aiuta l’utente a sapere cosa fare. Più engagement = più visibilità.

3. Nessun invito all’azione (o troppi)
Ogni contenuto dovrebbe avere un obiettivo chiaro:
vuoi portare traffico al blog?
vuoi far salvare il post?
vuoi commenti o condivisioni?
Se non lo dici chiaramente, nessuno lo capisce da solo.
Ma occhio a non fare l’elenco della spesa:
👉 Salva + Condividi + Commenta + Seguimi + Link in bio = burnout da call to action.
Meglio uno solo, ben centrato sul contenuto.
Esempio: “Salvalo se anche tu ti dimentichi sempre gli hashtag da evitare!”
4. Bio confusionaria o poco chiara
La bio è il tuo biglietto da visita SEO, anche se dura meno di 150 caratteri.
Se non dici chi sei, cosa fai e cosa ottiene chi ti segue, le persone scappano. Letteralmente.
Un buon esempio:
“Consulente Instagram | Ti aiuto a farti trovare (senza sponsorizzare tutto) | Free checklist in bio”
Strumenti come Elementor possono aiutarti a creare una landing bio chiara, in stile Linktree, ma su una pagina tutta tua (meglio per il tracciamento, e più professionale).
5. Profili scollegati da blog o altri canali
Instagram è solo una porta d’ingresso. Se non hai altri canali dove portare le persone, stai costruendo su una casa che non è tua. E se Instagram chiude le porte? Ciao tutto.
Ti consiglio di collegare un blog o almeno una landing page ben fatta.
Io uso SiteGround per l’hosting (è veloce, sicuro e ha un’assistenza umana, sì, vera).
E con GetResponse puoi anche raccogliere email direttamente da lì.

Cosa NON fare mai su Instagram se vuoi crescere con la SEO
Ci sono errori che sono solo… errori. E poi ci sono gli auto-sabotaggi.
Eccoli. Non dico che ti bannano, ma quasi.
Pubblicare e sparire
Se pubblichi e poi sparisci per ore, Instagram pensa: “Non sei interessato al tuo contenuto”.
E lo fa sparire anche lui.
Consiglio: rimani attivo almeno 20-30 minuti dopo la pubblicazione. Rispondi ai commenti, interagisci, fai capire all’algoritmo che sei vivo.
Usare keyword senza contesto
Non basta infilare parole chiave a caso nella caption.
“Instagram SEO reels explore crescita follow bio” non è una frase: è spam.
Prova invece a integrarle in un racconto naturale.
Tipo:
“Vuoi comparire nella sezione Esplora senza spendere in ads? Ti spiego come ottimizzare i tuoi reel in ottica SEO.”
Semplice, umano, sensato.
Comprare follower o engagement
Serve dirlo? Ok, lo dico lo stesso: non farlo.
Non solo è inutile, ma danneggia davvero il tuo account. Ti abbassa la reach, ti fa sembrare poco affidabile e ti toglie anche motivazione (parlare al vento non è divertente).
Imitare troppo chi ha numeri
Ispirarsi? Sì.
Copiare senza capire perché un contenuto funziona? No.
Quelli con 100k follower possono permettersi cose che non funzionano per chi ne ha 1000.
Concentrati su cosa puoi fare TU oggi, con i tuoi strumenti, il tuo tono, i tuoi contenuti.

Tre strategie per piccoli creator che vogliono fare le cose per bene
1. Sii costante, ma flessibile
Meglio pubblicare 2 volte a settimana in modo coerente, che 7 post in tre giorni e poi il nulla per un mese.
Usa un calendario editoriale semplice (tipo questo su Notion) e adattalo ai tuoi ritmi.
La qualità viene dalla costanza, non dalla quantità.
2. Usa le stories per spiegare (e per fare SEO implicita)
Le stories non vengono indicizzate, ok. Ma creano relazione.
E una relazione aumenta il tempo speso sul profilo, il che aiuta la SEO interna.
Racconta. Rispondi. Spiega. Mostra il dietro le quinte.
3. Cura ogni dettaglio come se fossi già grande
Descrizione nel profilo, immagini, tono di voce, link in bio:
fai tutto come se avessi 50k follower, anche se ne hai 300.
Perché il pubblico lo percepisce. E anche l’algoritmo.
No Posts Found!
